»LIMONOW«


von
Emmanuel Carrère



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Guerra al politicamente corretto. Perché l’istinto di autoaffermazione può essere molto più forte di quello di sopravvivenza

EDN

Sconosciuto – Ai più il nome Eduard Veniaminovich Savenko non dirà assolutamente nulla e probabilmente nemmeno l’appellativo d’arte o di battaglia Limonov. Drizzerà il naso per aria come attratto da un profumino invitante chi sa che con questo titolo Emmanuel Carrere ha pubblicato uno dei migliori romanzi dello scorso anno.

Classico – Esattamente, si parla di romanzo anche se molti ritengono più corretta la definizione di biografia; dato che Eduard Veniaminovich Savenko è una persona in carne ed ossa. Proprio come il caso editoriale del 2011 Open. La mia storia del premio Pulitzer J.R. Moehringer, ghost writer di Agassi, insomma la biofiction può ormai essere considerata un genere, anche classico, a se stante. Limonov è un personaggio dalla storia e della storia che si fa fatica a credere reale. L’incredulità nasce principalmente dal fatto che questo scrittore? dissidente? russo sembra aver attraversato la Storia degli ultimi settant’anni del suo paese (ma non solo) con la ferma volontà di esserne più che un semplice spettatore. Un uomo divorato da un insaziabile istinto di autoaffermazione.

[...] è stato teppista in Ucraina, idolo dell’underground sovietico, barbone e poi domestico di un miliardario a Manhattan, scrittore alla moda a Parigi, soldato sperduto nei Balcani; e adesso, nell’immenso bordello del dopo comunismo, vecchio capo carismatico di un partito di giovani desperados. Lui si vede come un eroe, ma lo si può considerare anche una carogna: io sospendo il giudizio.

In realtà Carrere non sospende affatto il giudizio ed in più di un’occasione biasima il peggior Limonov, l’uomo che ha combattuto cause non sue per il semplice desiderio della guerra, della palingenesi attraverso di essa, che è più forte in Eduard dell’istinto di sopravvivenza. Basti pensare con che sorta di personaggi si faccia fotografare (qui con Radovan Karadžić e Željko Ražnatović «Arkan») in pose da compagni d’arme.

Critica – Ma la critica di Limonov, il suo esempio di vita, non è una caccia al politicamente corretto, non un combattere il capitalismo, il fascismo o il comunismo. Sembra quasi infischiarsene bellamente di tutte queste ideologie. Il suo disprezzo è per le persone comuni, ordinarie, gli sfigati come il padre incapace non solo di ottenere di più, ma anche di desiderarlo.

Quello che ha in testa è spaventoso, ma bisogna riconoscere che sa vuotare il sacco con onestà: rancore, invidia, odio di classe, fantasie sadiche, ma nessuna ipocrisia, nessuna vergogna, nessuna scusa. «Verrà la grande e valorosa tribù dei falliti [...], imbracceranno le armi, occuperanno una città dopo l’altra, distruggeranno le banche, le fabbriche, gli uffici, le case editrici, e io, Eduard Limonov, marcerò in testa alla colonna, e tutti mi riconosceranno e mi ameranno».

Limonov è quindi manifestamente la nemesi stessa di Carrere:

penso che quest’idea – ripeto: «L’uomo che si ritiene superiore, inferiore o anche uguale a un altro non capisce la realtà»–rappresenti il vertice della saggezza e non basti una vita a farsene permeare, ad assimilarla, a interiorizzarla in modo che cessi di essere un’idea e plasmi invece il nostro modo di vedere e di agire in ogni situazione. Scrivere questo libro rappresenta per me un modo bizzarro di lavoraci su.

Ed è proprio questa la grandezza del romanzo di Carrere, che ne fa un opera destinata ad essere letta anche dalle prossime generazioni. Parla preciso di un’esigenza e di un sentire comune e presente da sempre in tutti gli uomini: il confronto con gli altri, il misurarsi più o meno consapevole se si è al di sopra o al di sotto di un altro individuo, inducendoci ineluttabilmente al sollievo o alla mortificazione. Chi non ha provato questo spirito di curiosa competizione?

Il romanzo di Carrere è stato criticato per la semplicità della prosa. Come se avere una scrittura nitida fosse un mero specchietto per le allodole. Ma un racconto del genere deve essere scritto così: le implicazioni profonde delle vicende di Limonov rimarrebbero sepolte da un semplice elenco di fatti e nozioni, come quando della Storia si conoscono solo le date. È qui che interviene il discorso e la narrazione. Non nascondo che in più di un’occasione ho aperto Wikipedia per cercare conferma dei personaggi e dei fatti storici incontrati dal protagonista (quale miglior lettura se si vuole capire cos’è la Russia oggi), questo non rende certo la lettura semplice. Al contrario, ne fa ricerca, studio, sapere.


«Il Corriere della Letteratura», 2013.05.21

Eduard Limonow

Original:

EDN

Guerra al politicamente corretto. Perché l’istinto di autoaffermazione può essere molto più forte di quello di sopravvivenza

// «Il Corriere della Letteratura» (it),
21.05.2013